Le nuove frontiere indicate dai vertici del marchio svedese in materia di sicurezza a bordo per arrivare nel 2020 a zero incidenti e zero vittime sulle strade, nell’ottica di una tradizione che va avanti da 60 anni.
Sono trascorsi giusto sessant’anni dalla novità di equipaggiamento che, per l’epoca pionieristica in fatto di accorgimenti di sicurezza a bordo, rappresentò un autentico “giro di vite” nel panorama automotive mondiale: il montaggio, a bordo dei modelli della gamma “Amazon”, delle cinture di sicurezza a tre punti di tipo moderno, vale a dire sostanzialmente simili a quelle che da tempo si trovano a bordo dell’intera produzione. Già allora Volvo leggeva nelle questioni inerenti la protezione di conducenti e passeggeri una delle chiavi di successo: un sistema di “personalizzazione” dell’immagine che faceva leva su ben precisi atout. E che l’installazione delle cinture a bordo sia, dopo tutto questo tempo, uno dei punti fermi in materia di protezione, lo dimostra una recente stima secondo la quale, in sessant’anni, il numero di vite umane salvate (in tutto il mondo) negli incidenti stradali sia nell’ordine del milione.
La prossima frontiera in materia di sicurezza a bordo, tanto della vettura nella quale ci si trova quanto degli altri veicoli (del resto, le nuove tecnologie di “auto connessa” servono anche a questo: evitare gli incidenti stradali con il “dialogo” fra autovetture e fra veicoli ed infrastrutture) si concretizza, fra i progetti Volvo (qui un nostro recente approfondimento sulle strategie “safety” annunciate dai vertici di Goteborg) nell’annuncio di nuove iniziative rivolte al noto traguardo di azzeramento degli incidenti mortali a bordo degli autoveicoli a marchio Volvo, nonché indirizzate allo studio dei rischi in fatto di guida in stato di alterazione e della distrazione quando si è al volante; nella prossima introduzione, fra le dotazioni di serie dell’intera lineup Volvo, di una “speciale” chiave di condivisione degli accorgimenti di sicurezza programmati dagli utenti stessi; e nella creazione di una “biblioteca” digitale, aperta a tutti, per favorire la conoscenza nell’ambito della sicurezza stradale.
L’”occhio” che vigila sulle condizioni fisiche del conducente
All’inizio di marzo, aveva suscitato un certo scalpore l’annuncio da parte dei dirigenti Volvo di volere limitare, dal 2021, la velocità massima di tutti i propri modelli a 180 km/h. Ciò, per evidenti motivi di sicurezza (oltre che, in secondo luogo, di attenzione “conseguente” a consumi ed emissioni, aumentando la forza motrice già alle medie velocità).
Oltre agli “eccessi di velocità”, i “piani alti” Volvo hanno a cuore altre aree strettamente collegate alla guida di tutti i giorni: il mettersi al volante in stato di alterazione artificiale, e la distrazione mentre ci si trova alla guida di un veicolo.
Ed ecco la novità: l’introduzione, programmata per l’inizio del 2020, a bordo della lineup Volvo a partire dai modelli che verranno prodotti sulla prossima generazione della piattaforma modulare SPA2 di Volvo, di un sistema di telecamere e sensori che siano in grado di “monitorare” il conducente e – se non arrivano sollecitazioni allo sterzo per periodi prolungati, il conducente tenga gli occhi chiusi, oppure non abbia lo sguardo rivolto alla strada per diversi secondi o abbia tempi di reazione troppo lenti o, ancora, il veicolo compia repentini cambi di corsia – di permettere ai moduli di controllo dell’autoveicolo un intervento in autonomia, nel caso in cui un automobilista chiaramente distratto o in stato di alterazione psicofisica non reagisca ai segnali di allerta e rischi di causare un incidente che potrebbe provocare gravi lesioni alle persone o la loro morte. “Quando si tratta di sicurezza, il nostro obiettivo è arrivare a evitare del tutto gli incidenti piuttosto che minimizzare l’impatto dell’auto quando l’incidente è ormai imminente e inevitabile,” ha dichiarato Henrik Green, Senior Vice President, Ricerca & Sviluppo di Volvo Cars. “In questo caso, le telecamere potranno monitorare il guidatore per intercettare eventuali comportamenti che potrebbero causare incidenti con feriti gravi o vittime”.
È chiaro che il nuovo “occhio elettronico” potrebbe altresì provvedere alla diminuzione della velocità del veicolo, così come la segnalazione immediata di richiesta di assistenza attraverso il servizio di emergenza “Volvo Call”, o in ultimo il progressivo rallentamento del veicolo e il suo parcheggio in totale sicurezza.
La chiave che condivide la sicurezza a bordo
Seconda novità Volvo in materia di sicurezza: la progettazione di “Care Key”, ovvero un dispositivo che permette a tutti i possessori di un’autovettura di Goteborg l’impostazione di un limite di velocità sul veicolo: l’inedita “Care Key”, presentata da Volvo nelle scorse ore, verrà fornita di serie su tutti i modelli Volvo a partire dalle prossime configurazioni “Model Year 2021”.
All’atto pratico, il sistema “Care Key” – per il quale tariffe specifiche e condizioni di utilizzo verranno stabilite in funzione di singoli mercati: a questo proposito, i dirigenti Volvo contano di poter annunciare a breve “La conclusione del primo di numerosi accordi con le compagnie di assicurazione nazionali” (“Se riusciamo a incoraggiare e sostenere un comportamento stradale migliore grazie a una tecnologia che aiuta gli automobilisti a non mettersi nei guai, a rigor di logica ciò dovrebbe ripercuotersi positivamente sui premi assicurativi,” osserva il CEO Håkan Samuelsson) – rientra nel progetto di azzeramento degli incidenti mortali attraverso lo sviluppo di nuovi dispositivi elettronici di ausilio ed alla limitazione della velocità massima delle autovetture a marchio Volvo, indirizzati alla ricerca di “Un dialogo per stabilire se le Case hanno il diritto, se non addirittura il dovere, di installare a bordo tecnologie in grado di modificare il comportamento del conducente. Ora che queste tecnologie sono disponibili per l’uso, il tema acquisisce una rilevanza ancora maggiore”.
Progetto E.V.A.: auto più sicure per tutti
E.V.A., ovvero “Equal Vehicles for All”, rappresenta a sua volta una ulteriore vision del concetto di sicurezza “a tutto tondo”. Vale a dire, che tenga conto delle caratteristiche morfologiche di tutti i soggetti a bordo di un autoveicolo, a prescindere dal genere: donne e uomini. “Quando una donna si mette al volante di un’auto, presume che tutto sia stato studiato per offrirle adeguata protezione in caso di incidente. Eppure, nel 2019 la maggior parte delle Case auto continua a produrre modelli che si basano unicamente sui dati dei crash test effettuati con manichini ‘maschi’”, indica una nota Volvo. “Per questo motivo, le donne sono potenzialmente più a rischio rispetto agli uomini. Ma non in una Volvo: nei nostri Centri di ricerca sugli incidenti e sulla sicurezza, in quarant’anni è stata costruita una enorme banca dati per comprendere meglio cosa realmente accada durante una collisione”. Si parla di oltre 40.000 incidenti, e di più di 70.000 passeggeri coinvolti.
Lotta Jakobsson, senior technical specialist presso il Volvo Cars Safety Center, osserva che “La raccolta dei dati provenienti dal mondo reale per un lungo periodo di tempo, ci ha consentito di individuare quali lesioni si presentano negli incidenti stradali che coinvolgono uomini, donne e bambini”. Alcuni esempi di protezione finalizzata alle automobiliste: il sistema Whiplash protection che dimezza il rischio di subire un colpo di frusta (al quale le donne sono più a rischio degli uomini, per la differente anatomia e per la differente forza corporea), il dispositivo SIPS-Side Impact Protection System, che agisce in concerto con gli airbag laterali e riduce di oltre il 50% le lesioni al torace per tutti gli occupanti, l’airbag a tendina gonfiabile che “taglia” del 75% il rischio di lesioni alla testa; e l’introduzione di un sistema di cintura di sicurezza sviluppato espressamente per le donne in gravidanza, frutto della messa a punto del primo manichino per crash test che rappresenta una donna “in attesa”.