Tesla e Panasonic: stop all’espansione della Gigafactory nel Nevada
La capacità di produzione per la Gigafactory Tesla del Nevada può essere ottimizzata, e dunque “riveduta e corretta” rispetto agli attuali volumi, senza che sia necessario operare nuovi investimenti. In buona sostanza: soddisfare le esigenze del mercato operando sulle attuali risorse; eventuali iniezioni finanziarie saranno da decidere più avanti. Nelle ore in cui l’Italia viene a conoscere i prezzi della nuova Model 3 Standard Range Plus – la attesa variante “entry level” della berlina compatta che vuole essere la chiave di volta per l’incremento delle vendite su larga scala Tesla, proposta nel nostro Paese a partire da 49.480 euro “chiavi in mano”, ulteriormente riducibili per 6.000 euro usufruendo dell’Ecobonus -, dall’altra parte dell’oceano i riflettori dell’asset strategico Tesla vengono puntati sul maxi impianto di produzione batterie (la cui tecnologia viene gestita da Panasonic) situato nel deserto del Nevada.
Secondo una indiscrezione pubblicata nelle scorse ore dal quotidiano economico giapponese Nikkei Asian Review (nella quale tuttavia, come indicato da un successivo “lancio” Reuters, non viene indicata alcuna fonte), la fase di espansione del mega-impianto americano Tesla-Panasonic (il colosso giapponese è fornitore esclusivo di accumulatori per Tesla, la quale dal canto suo è “cliente numero uno” per il comparto automotive) sarebbe “congelata” come conseguenza degli attuali volumi di mercato per la factory di Palo Alto: le consegne, nei primi tre mesi di quest’anno, sono state inferiori rispetto alle stime iniziali. Ragione per cui si sarebbe deciso di fermare momentaneamente i programmi di ampliamento per la gigafactory americana, progetto che richiederebbe un ingente sforzo finanziario attualmente non consigliabile; almeno, fino a quando i risultati operativi non diano il “permesso” all’espansione dell’impianto Tesla-Panasonic.
La struttura, di fatto, è in costante fase di completamento: i piani congiunti a suo tempo espressi da Tesla (proprietaria del complesso hi-tech) e Panasonic (di fatto responsabile per la produzione delle celle per le batterie) erano finalizzati al “boost” della capacità della Gigafactory dai 35 GWh attuali a 54 GWh individuati per il 2020. Quest’ultimo valore consentirebbe a Tesla di potere raggiungere “en souplesse” il monte-produzione preventivato al momento dell’avvio ai programmi di realizzazione; tuttavia, la produzione attuale è sufficiente alla copertura delle esigenze di produzione Tesla. Nessun allarme, quindi: seppure momentaneamente “stoppato”, il programma di ampliamento per la Gigafactory è soltanto archiviato, tenuto conto che le previsioni di crescita in un’ottica a breve-medio termine restano invariate. Occorre tenere conto, peraltro, del fatto che se da una parte Tesla ha iniziato il 2019 non perfettamente in linea con quanto i vertici di Palo Alto si attendevano, Panasonic ha, nell’anno finanziario 2018 che si è appena concluso, denunciato una perdita per circa 180 milioni di dollari. Da rimarcare, inoltre, che proprio all’inizio di quest’anno Panasonic ha annunciato la costituzione di una joint venture con Toyota, finalizzata appunto allo sviluppo di sistemi di accumulo per auto elettriche e “step” successivo ad un precedente agreement siglato nel 2017: ciò, da parte di Panasonic che dal prossimo anno (cioè al “via” ufficiale della joint venture) deterrà il 49% del controllo (il 51% sarà nelle mani di Toyota), anche per assicurarsi un concreto business una volta che la fornitura esclusiva a Tesla terminerà.
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