Giunge alla sesta serie la Volkswagen Golf GTI. Un classico delle piccole sportive che mantiene vivo lo spirito che nel 1976 generò un mito
Giunge alla sesta serie la Volkswagen Golf GTI. Un classico delle piccole sportive che mantiene vivo lo spirito che nel 1976 generò un mito
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Giunta alla sesta serie, la Volkswagen Golf GTI si trova alle spalle trent’anni di sfide, vinte non solo sul piano di prestazioni e stile. Se da un lato la prima Rabbit in versione GTI sapeva impensierire alcune GT ben più blasonate, grazie all’ottimo rapporto peso/potenza, dall’altro le versioni successive hanno saputo abbinare agilità e prontezza alla praticità che soltanto le forme di una Golf hanno saputo dare.
La sfida più grande per la Golf GTI viene dal passato, dalla sua storia e dalla longeva clientela che, versione dopo versione, ha rinnovato la fiducia in quella che ormai non è solo uno status symbol ma un modo di vivere la sportività nell’uso di tutti i giorni.
GTI: tradizione di Wolfsburg
Il primo problema per i designer è giunto della necessaria coerenza stilistica con le precedenti GTI, ovvero contenuti sportivi lasciando una linea invariata, priva di orpelli e appendici aerodinamiche che proprio in Germania sono un’autentica tradizione. La soluzione viene dai dettagli: il frontale, apparentemente analogo alle sorelle meno performanti, ha un fascione paraurti ridisegnato, con generose griglie a nido d’ape e piccoli fendinebbia incorniciati da prese d’aria e lamelle di color grigio antracite. Il cofano mantiene una linea pulita ma non per questo meno aggressiva, incuneandosi tra i fari e la rastremata griglia, che presenta il logo GTI e due linee rosse, in omaggio alla prima progenitrice.
Le fiancate sono dominate dai poderosi cerchi in lega a cinque razze, raccordati da una linea di cintura leggermente ascendente che sostiene senza sottrarre spazio le ampie superfici vetrate. Vista di fianco la Golf GTI mantiene tutta la sobrietà delle versioni minori, concedendosi soltanto delle pinze freno di colore rosso e il montante tra i due sportelli di colore nero, anche in questo caso per onorare la lunga e vittoriosa tradizione stilistica.
Il posteriore, parte che probabilmente in molti imparareranno a memoria, gioca sul sottile fascione paraurti in contrapposizione ai doppi scarichi, molto lontani tra loro, e un leggero estrattore, appena sferzato da due pinnette che sollevano i tubi di scappamento da qualsiasi obbligo aerodinamico. Nella parte alta, in onore alla stirpe delle GTI precedenti, compare un piccolo alettone dotato di terzo stop, una soluzione che a detta dei progettisti è più funzionale che estetica.
Gli interni non potevano fare a meno di piccoli ma numerosi richiami stilistici alla serie GTI, dai metalli lucidi utilizzati per cambio, pedaliera e finiture su sportelli e plancia, alle impunture di colore rosso sugli avvolgenti sedili e i ricercati rivestimenti. Il volante ha una forma tipicamente racing, con la parte inferiore smussata, mentre il quadro strumenti mantiene la stessa vincente sobrietà che tutto il resto della vettura ama comunicare a chi ci si avvicina per un primo approccio.
210 CV e meno consumi
Tecnicamente la Golf GTI ha subito una silenziosa ma efficace ottimizzazione di tutte le parti meccaniche: il motore è ancora una volta 2 litri sovralimentato ad iniezione diretta, mettendo in campo tutte le ultime evoluzioni tecnologiche operate dal gruppo Volkswagen per i propulsori TSI.
La potenza di 210 cavalli, inferiore a quanto visto con la Edition 30, non deve trarre in inganno: il quattro cilindri di Wolfsburg appartiene ad una nuova serie, che nasce con l’obiettivo di offrire le stesse sensazioni di guida consumando meno, siamo al di sotto dei 7,5 litri per 100 km, e soprattutto rispettando l’ambiente, mantenendo le emissioni intorno ai 170 g/km di CO2, nonostante l’assenza di un sistema start/stop. La coppia dichiarata di 280 Nm a 1.700 giri offre da subito uno scorcio del comportamento su strada: tanta prontezza in accelerazione e ripresa, coperti dall’intervento dell’elettronica quando i fondi si fanno più viscidi.
Collaudata sul Nurburgring
Sappiamo però che il motore da solo non basta: in passato la Golf GTI ha saputo rivestire indifferentemente il duplice ruolo di vettura per le famiglie più giovanili accanto al quello di piccola e performante hatchback. Il merito non va solo alle azzeccate proporzioni di carrozzeria e abitacolo, ma anche all’ottimale compromesso tra comfort di marcia e rigidità delle sospensioni.
La nuova Golf GTI è cresciuta in tutta tranquillità tra gli stessi cordoli del Nordschleife che hanno incoronato la prima serie, coniugando l’ultra-trentennale esperienza del pool di progettisti ai più recenti progressi dell’elettronica. L’assetto della versione 2009 gode del sofisticato controllo elettronico DCC, simile per certi versi alle vetture top di gamma del Gruppo Volkswagen, e dell’innovativo differenziale XDS, un sistema che sfruttando la presenza dell’ESP frena la ruota interna alla curva se dovesse verificarsi un pattinamento in accelerazione. L’assetto risulta più basso di 22 mm all’anteriore e 15 mm al posteriore, un valore ancora una volta privo di tutti gli estremismi che molte concorrenti hanno perseguito per provare ad insidiare la GTI da vicino.
Sul fronte della sicurezza la GTI sesta serie presenta un cruise control adattivo, dotato di sensore laser sullo specchietto retrovisore centrale, che può variare automaticamente la velocità in un intervallo compreso tra i 30 e i 220 km/h. Questo sistema, denominato ACC, avvisa con allarmi sonori e visivi il conducente se vengono superate le soglie d’intervento automatico, abbassando i rischi d’incidente in caso di disattenzione o colpo di sonno.
Il sistema d’illuminazione fa uso di cupole motorizzate dei fari anteriori, direzionando il fascio luminoso dove punta il volante, un ottimo plus che abbinato ai fari con lampade allo xeno rende la guida notturna molto più rilassata e confortevole in virtù della maggiore visibilità.
Non mancano chiaramente tutte le dotazioni di legge per la sicurezza degli occupanti, dagli airbag ai pretensionatori, mentre fanno la loro comparsa i poggiatesta attivi, dotati di sistema WOKS che riduce il colpo di frusta in caso d’impatto.
Tra i vari gizmo che ogni vettura tedesca deve saper offrire, non può mancare il Park Assist Generation II, uno dei primi esempi di pilota automatico per le vetture a quattro ruote. Analogamente a quanto visto su altri modelli del Gruppo, il conducente deve solo accostare e lasciar misurare la dimensione del posteggio, dopodichè deve solo preoccuparsi di freno e frizione, perché al volante ci pensa la vettura.
Giunta alla sesta serie, la Volkswagen Golf GTI incontrerà il grande pubblico nel mese di aprile: partendo dalla Germania arriverà a cavallo di Pasqua in tutta Europa, raggiungendo nell’estate Nord America e Asia. La concorrenza, dopo trent’anni, ha imparato qualcosa e le contendenti sono molte e agguerrite, ma non c’è dubbio che con questa iniezione di maturità la Golf GTI saprà nuovamente conquistare il pubblico più attento ed esigente, insidiando ancora una volta chi crede di appartenere ad un segmento superiore trascurando il giusto compromesso tra sportività e versatilità.