Usa: quando il tuning diventa un'arte
Il tuning sfrenato e sfarzoso in voga nell’America a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 torna in auge anche oggi. Ecco una gallery per gli appassionati.
Gli Stati Uniti sono la patria del tuning automobilistico, soprattutto grazie a norme che da un lato sono molto severe in fatto di sicurezza mentre dall’altro sono più elastiche in quando a burocrazia in modo da dare spazio alla fantasia degli “artisti”.
Del resto questa pratica è sorta timidamente nell’immediato dopoguerra per poi esplodere oltre Atlantico a cavallo tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60, e diffondersi prima nel nord Europa e poi nel resto del continente.
La Mercury 1951 di Bob Hirohata (realizzata da George e Sam Barris) rappresenta il prototipo della “custom” car, ossia di quelle auto che hanno segnato un’epoca e che hanno fatto da precursore alle Hot Rod, alle T-bucket e alle Lowrider. Come non ricordare un nome come Marion Cobretti detto Cobra, interpretato da un Sylvester Stallone nel pieno delle forze, che con lo stuzzicadenti in bocca e frasi come: “Tu sei il male, io sono la cura”? In questo caso, l’eroe degli anni ’80 guida una Mercury Monterey del ’50 modificata.
La tradizione, comunque, continua ancora oggi soprattutto negli Stati del Midwest e in California, dove spesso tuner professionisti salvano dalla rottamazione vecchie auto d’epoca acquistandole per pochi dollari e risistemandole come quelle delle foto, che in Europa non potrebbero mai circolare ma che negli Stati Uniti – grazie anche a un sistema stradale completamente diverso dal nostro – possono viaggiare senza problemi e senza limitazioni.
Quelli che vi riproponiamo sono naturalmente esemplari rari, che hanno richiesto notevole impegno in fatto di tempo e investimento.
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