Vecchi diesel, un'impresa trovare i Fap per le italiane
Si può circolare a patto di rispettare le condizioni in deroga imposte dalle Regioni, ma il mercato dei filtri privilegia i marchi stranieri
Siete in possesso di una vecchia auto alimentata a gasolio? Non ci sono problemi per la circolazione, a patto che la vostra vettura venga dotata di un filtro antiparticolato, ovvero il dispositivo che permette l’abbattimento del Pm10. Tutto appare molto semplice, almeno sulla carta. Nei fatti, reperire un “retrofit” adatto alla vostra auto richiede un’attenta ricerca per le auto di marchio estero, mentre risulta quasi impossibile nel caso dei brand tricolori.
La situazione si spiega piuttosto facilmente. All’estero i Fap sono stati introdotti diversi anni fa, creando ovviamente un mercato che in Italia compie i primi passi solo ora, dopo aver ricevuto il lasciapassare del Ministero dei Trasporti. Questo ritardo si ripercuote sulle generazioni passate dei modelli Fiat, Alfa Romeo e Lancia, per cui nessuna azienda ha progettato dei sistemi di filtraggio in grado di abbattere le polveri sottili. A differenza di quanto avvenuto per i costruttori tedeschi, francesi e giapponesi.[!BANNER]
Come per un effetto domino, le vetture prive di filtro antiparticolato sono escluse categoricamente dalle ordinanze di circolazione emesse dalla varie Regioni. In Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, tanto per citare qualche esempio, vengono sì concesse delle deroghe ai diesel di passata generazione, purchè con il retrofit riescano a garantire emissioni in linea con le norme Euro 3 o anche solo Euro 2. Tutti gli altri veicoli sono out, senza possibilità di ulteriore appello. Dunque non resta che armarsi di pazienza e sperare di trovare il rivenditore “aftermarket” adatto al proprio caso.
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