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Veicoli ibridi: 100 anni fa il primo brevetto

Di Francesco Giorgi
Pubblicato il 12 mar 2009
Il 2 marzo del 1909 l'Auto-Mixte di Henri Pieper ottenne il brevetto negli USA. Il suo funzionamento era simile agli ibridi attuali

Il 2 marzo del 1909 l’Auto-Mixte di Henri Pieper ottenne il brevetto negli USA. Il suo funzionamento era simile agli ibridi attuali

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Buon compleanno, veicoli ibridi! In questi giorni ricorre un importante anniversario: l’ibrido compie cent’anni. O meglio: il brevetto per gli USA. E sì, perché la realizzazione è ancora più antica e risale addirittura al 1905.

Il 1909, dunque, si conferma un anno speciale: in Italia il Manifesto del Futurismo di Marinetti; dall’altra parte dell’Oceano, il brevetto di una tecnologia che proprio nel futuro (cioè oggi) avrebbe trovato una sua concreta applicazione.

La tecnologia “motore termico più elettrico”, oggi più che mai di attualità, non è così attuale come sembrerebbe. Anzi, è forse antica quasi quanto l’automobile stessa. Tutto merito di Henri Pieper, inventore e costruttore di fucili, tedesco di nascita e belga di adozione, che il 2 marzo del 1909 riuscì a ottenere dagli Stati Uniti il brevetto del suo sistema chiamato “Mixed drive for automobiles” (“Guida mista per automobili”), dopo più di tre anni di anticamera (aveva presentato la sua invenzione alla fine del 1905).

Il principio sul quale si basava il veicolo di Pieper (sviluppato pochi anni dopol’idea di Ferdinand Porsche, che nel 1898 aveva costruitola sua prima auto, già a propulsione elettrica; mentre il suo secondo esperimento presentava già una rudimentale tecnologia “ibrida”) è l’unica differenza rispetto agli attuali ibridi, nei quali l’unità termica aiuta gli accumulatori a esaurirsi più lentamente. Cent’anni fa, l’alimentazione della vettura, che montava un motore a combustione interna a quattro cilindri e una rudimentale ma ingegnosa batteria di accumulatori situata sotto il divanetto che ospitava conducente e passeggero, era infatti comandata a mano dal guidatore.

Si poteva usare la dinamo come motorino d’avviamento per il motore a scoppio, che in modalità “base” garantiva il movimento alla vettura.  Oppure, quando l’auto era in marcia, l’energia cinetica poteva essere utilizzata per ricaricare la batteria.

Un’ulteriore possibilità di utilizzo era garantita dal trasferimento dell’energia dalla batteria alla dinamo per offrire della potenza al motore endotermico. E per la retromarcia? Ci pensava la dinamo, con un comando che ne invertiva il moto. Una ulteriore curiosità tecnica: la trasmissione era ad albero, con differenziale al retrotreno; una particolarità, perché all’epoca la maggior parte delle vetture presentava la trasmissione finale a catena.

Per qualche anno, diverse vetture a sistema ibrido (compresi molti veicoli commerciali) vennero costruite dalla Auto-Mixte, una fabbrica situata a Liegi. Tuttavia, all’orizzonte si profilava la minaccia della Ford, che con il modello “T” e l’invenzione della catena di montaggio rivoluzionò le procedure costruttive.

Per molto tempo, l’ibrido cadde nel dimenticatoio. Chi l’avrebbe mai detto che, proprio cent’anni dopo il primo brevetto, l’invenzione di Monsieur Pieper sarebbe tornata prepotentemente di moda.

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