W Series: nasce la F3 per le ragazze, ma c’è già chi storce il naso
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Alla base c’è la volontà di dare spazio alle donne in un ambito sportivo, quello delle competizioni automobilistiche, mai stato tenero con loro. E, a voler aumentare l’interesse nei confronti della specialità, con una serie di agevolazioni “democratiche”: ovvero, niente “piloti con la valigia”, né cacciatrici di sponsor prima che appassionate. L’ingresso nel nuovo “circus in rosa” avverrà previa selezione sportiva, nella quale le aspiranti candidate al titolo saranno sottoposte ad un processo rivolto ad evidenziarne le doti agonistiche. In palio c’è un montepremi da 1 milione 500mila dollari che verrà distribuito fra tutte le partecipanti (da un minimo di 18 ad un massimo di 20) al termine di un calendario che si articolerà su sei “tappe” in Europa; ed alla vincitrice andrà un assegno di 500.000 euro.
Ecco, in estrema sintesi, la linee-guida della W Series, nuovo Campionato internazionale interamente dedicato alle appassionate che desiderano costruirsi una propria carriera nel motorsport. La nuova categoria, che si avvale dell’organizzazione del BRSCC-British Racing & Sports Car Club e viene promossa da un parterre di tutor di primo piano (l’ex pilota F1 David Coulthard, il progettista Red Bull Adrian Newey, il team manager Dave Ryan) e guidato, ovviamente, da una donna (Catherine Bond Muir, amministratore delegato W Series) nasce dalla volontà di organizzare una solida base sulla quale poter costruire una propria personale carriera nelle competizioni.
Per far emergere le pilote migliori, in campo ci sarà un tipo di monoposto uguale per tutte: una vettura di F3 – nello specifico, Tatuus T-318, che viene equipaggiata con l’unità 1.8 quattro cilindri turbo di origine Alfa Romeo, elaborato dalla cremonese Autotecnica Motori -, che verrà utilizzata nei sei “round” sui quali la W Series 2019 si articolerà (e, per il futuro, il progetto è di espanderne il raggio d’azione oltre Europa: in Australia, Asia ed USA). Le candidate alla “Formula in rosa” verranno sottoposte ad una severa selezione, che prevede prove in pista e test al simulatore, lezioni sulla tecnica e prove fisiche
David Coulthard, nel proprio profilo Twitter, ha scritto che “Uomini e donne devono essere in grado di misurarsi allo stesso livello nelle competizioni: nasce da qui la nostra idea di dar vita ad un campionato internazionale in cui le ragazze più meritevoli, che attualmente riescono al massimo ad affacciarsi alla F3 o alla GP3 e non riescono ad andare avanti per motivi di budget, avranno la possibilità di avanzare senza dover essere costrette ad estenuanti ricerche di sponsorizzazione. La nuova W Series crea nuove opportunità, anziché far impegnare ‘a vuoto’ senza nulla di concreto”. “Credo che a mia sorella Lynsay sarebbe piaciuto molto entrare a far parte di questo progetto”, ha twittato l’ex pilota scozzese, a ricordo della propria sorella che nel febbraio 2013 venne trovata morta nella propria abitazione.
L’iniziativa non manca di suscitare qualche perplessità, soprattutto “dal lato rosa” del motorsport. In una intervista rilasciata alla BBC, la britannica Pippa Mann (nel 2011 prima pilota di oltremanica a schierarsi al via della 500 Miglia di Indianapolis) commenta il progetto come una sorta di “ghettizzazione”: “Una serie per sole donne avrà un effetto di segregazione. Prima di tutto siamo agoniste, soltanto in second’ordine siamo donne. E per questo intendiamo confrontarci con tutti, non competere per la ‘coppa delle ragazze’”. La giovanissima tedesca Sophia Floersch, diciottenne attualmente in forza al Van Amersfoort Racing Team di F3 e recentemente decima assoluta nella “tappa” del Red Bull Ring (Austria), dichiara su Twitter di essere “Sostanzialmente d’accordo con le motivazioni alla base della W Series”; tuttavia non ritiene che un campionato per sole donne possa essere una soluzione: “Anche le ragazze necessitano di supporti a lungo temine e partner che dimostrino di credere in loro: voglio confrontarmi con i grandi nomi delle competizioni”. Il concetto espresso è, quindi, rivolto a programmi a lungo termine: i 500.000 euro in palio per la vincitrice della W Series, intende dire Floersch, per molti estranei al motorsport possono apparire come una somma di tutto rispetto. In realtà, una stagione ad alto livello in F3 costa altrettanto: il rischio è di trovarsi “a piedi”, qualora non vi siano concreti progetti di carriera.
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