Chrysler accusa: produzione minacciata dalle forniture ridotte da parte di Daimler. E si rivolge al Tribunale fallimentare di New York
Chrysler accusa: produzione minacciata dalle forniture ridotte da parte di Daimler. E si rivolge al Tribunale fallimentare di New York
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C’è uno strascico giudiziario che segue la separazione definitiva fra Daimler e Chrysler. Il nodo del contendere, per il quale la nuova Chrysler guidata ora da Sergio Marchionne ha fatto causa all’ex alleata, riguarda la fornitura di componenti (piantoni di sterzo e convertitori di coppia) sviluppati ai tempi dell’alleanza.
Secondo il Gruppo di Auburn Hills la produzione dei modelli Dodge Challenger, Charger e Chrysler 300C negli impianti Jefferson North di Detroit e Brampton, in Canada, sarebbe minacciata da un ammontare ridotto di parti che i tedeschi stanno fornendo agli americani.
Un comportamento inaccettabile secondo Chrysler, che addebita il mancato rispetto degli accordi presi ad una precedente ruggine fra i due gruppi. Daimler nei mesi passati avrebbe chiesto un risarcimento di 55 milioni di euro per il mancato acquisto del quantitativo prestabilito (ne vennero acquistati meno a causa della crisi di vendite) di propulsori turbodiesel 2.2 litri da destinare al mercato europeo.
Chrysler adesso sostiene che la questione era stata già risolta in un precedente accordo del 17 Aprile che metteva fine alle precedenti dispute fra i due costruttori e che il ritardo nelle consegne sia un modo per “estorcere” quella somma. Da parte sua Daimler AG ha rigettato le accuse, sulle quali è chiamata a pronunciarsi la U.S. Bankruptcy Court di New York, lo stesso tribunale che ha curato la procedura di ristrutturazione di Chrysler.