Il Presidente USA sollecita l’accordo Chrysler-Fiat, ma il Lingotto dovrà avere una quota inferiore al 35% stabilito a Gennaio
Il Presidente USA sollecita l’accordo Chrysler-Fiat, ma il Lingotto dovrà avere una quota inferiore al 35% stabilito a Gennaio
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“Gli Stati Uniti d’America saranno i primi al mondo a costruire la prossima generazione di auto pulite“. Con questa frase il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha accompagnato la decisione della sua Amministrazione di concedere altro tempo e capitale necessario a General Motors e Chrysler per finalizzare il loro programma di ristrutturazione.
Se la Auto Task Force del presidente ha stabilito che GM può avere la forza necessaria per rimettersi da sola in carreggiata attraverso decisioni forti (il primo passo è stato sollevare Rick Wagoner, ma si attendono altre defezioni), al contrario il verdetto è stato senza appello riguardo l’operato degli ultimi anni della Casa di Auburn Hills: scarsa qualità percepita delle auto, gamma sbilanciata su modelli poco efficienti quindi di scarso appeal, pochi investimenti in ricerca, poca flessibilità degli impianti e mercato di riferimento (principalmente quello USA) ristretto.
Una serie di inefficienze strutturali che non potrebbero essere risolte autonomamente neanche nel medio termine, per questo gli esperti del Governo americano sostengono che l’alleanza con Fiat, abbozzata nella lettera di intenti di metà Gennaio, è necessaria perché Chrysler da sola non può farcela.
Per concludere l’accordo con il Lingotto sono stati dunque concessi altri 30 giorni e la liquidità per assicurare l’operatività in questo periodo, ma secondo Obama parte di quell’accordo va rivisto, perché se da una parte molti spingono perché la situazione delle due Case si normalizzi con meno conseguenze possibili, bisogna affrontare la responsabilità di stare investendo dollari dei contribuenti, argomento al quale gli americani sono tutt’altro che insensibili. Fiat dovrà dunque avere una percentuale minore del 35% originariamente stabilito, almeno fino a quando il prestito non verrà interamente restituito.
Secondo le direttive che seguono la odierna bocciatura dei piani di ristrutturazione, entro fine mese, in sostanza, il Gruppo americano se vorrà sopravvivere dovrà trovare l’intesa con quello torinese e insieme dovranno accordarsi con i sindacati, dopodichè Chrysler avrà accesso ad un altro prestito di 6 miliardi di dollari. Nonostante l’accordo dovrà essere rivisto in diversi punti, Obama ha comunque espresso parole di fiducia nei confronti di Fiat, dichiarando che l’attuale management negli ultimi anni “ha dato una svolta impressionante” al proprio business.
“Desidero ringraziare pubblicamente il Presidente Obama a nome di tutto il management del Gruppo Fiat per le parole di apprezzamento che ha avuto nei confronti del lavoro fatto negli ultimi cinque anni e per il suo incoraggiamento a finalizzare una solida alleanza tra Chrysler e Fiat“, gli ha risposto Sergio Marchionne, aggiungendo che “I colloqui con la Task Force del Presidente Obama sono stati serrati ma leali. Siamo convinti di poter conseguire un risultato che, assegnando la giusta priorità alla restituzione dei fondi dei contribuenti, darà un futuro credibile a questo settore industriale che è cruciale per l’economia. Siamo davvero felici che Fiat possa giocare un ruolo chiave in questo importante sforzo“.