La Volkswagen abbandona il nome Rabbit per il mercato americano e presenta la Golf sesta serie
La Volkswagen abbandona il nome Rabbit per il mercato americano e presenta la Golf sesta serie
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In questi giorni, la sesta serie della Golf debutta sul mercato nord americano, e per l’occasione sulla coda tornerà a sfoggiare questo nome, dopo un “intervallo” di tre anni nei quali la allora quinta serie era tornata a chiamarsi Rabbit, secondo un curioso e poco felice tentativo di revival nei confronti della “media” di Wolfsburg ideato dai responsabili Marketing della filiale USA.
Dunque, la sesta serie della Golf destinata al mercato USA (e prodotta negli stabilimenti di Westmoreland, in Pennsylvania) sta per arrivare nelle Concessionarie degli Stati Uniti. La Golf 6 prodotta oltreoceano si porta dietro, in ogni caso, una eredità della serie precedente: si tratta del già visto motore a benzina da 2,5 litri e 5 cilindri, della potenza di 170 CV, al quale è abbinato un cambio manuale a 5 marce.
Nuovo, invece (almeno per gli Stati Uniti), è il Turbodiesel 2.0 TDI Clean Diesel da 140 CV, equipaggiato di serie con un cambio anch’esso manuale, ma a sei rapporti.
A richiesta, gli automobilisti a stelle e strisce possono sostituire le due versioni del cambio manuale di serie con il Tiptronic (per la 2.5 a benzina) o il DSG a doppia frizione (riservato alla TDI).
Possiamo ipotizzare, data la preferenza che gli automobilisti nord americani hanno sempre riservato nei confronti dei cambi automatici, che queste due ultime versioni saranno le preferite per la Golf 6 made in USA.
A livello di prezzi, la Volkswagen USA ha comunicato che le sue versioni della Golf 6 “partiranno” da 18.190 dollari (la 2.5 a benzina) e 22.690 dollari (la 2.0 TDI). Quest’ultima versione, rispetto all’equivalente modello prodotto a Wolfsburg, risulta molto più economica: al cambio, infatti, si può notare che negli USA 22.690 dollari equivalgono a circa 15.600 euro, vale a dire qualcosa come 8 mila euro in meno rispetto al prezzo praticato in Italia (23.450 euro).
L’idea di ribattezzare la Golf con lo stesso nome della prima serie fabbricata negli Stati Uniti era arrivata nel 2006 da Kerri Martin e Crispin Porter Bogusky, rispettivamente ex Responsabile della Divisione Innovazioni di VW USA ed ex Responsabile del settore Pubblicità del Marchio, che avevano pensato a una continuità nel nome per aiutare i clienti a mantenere un legame di affetto con il modello.
E però, qualcosa non deve avere funzionato per il verso giusto. Quel “qualcosa”, secondo Wolfgang Bernhard, succeduto a Kerri Martin, va visto nel cattivo ricordo che hanno gli automobilisti USA della prima serie della Golf (la Rabbit, appunto), da molti additata come di qualità inferiore rispetto a quella che veniva prodotta a Wolfsburg.
In effetti, la Rabbit (intesa come quinta serie) negli USA non ha riscontrato il livello di vendite sperato: in tre anni (2006, 2007 e 2008) ne sono stati venduti circa 60 mila esemplari (quanti la serie precedente, che si chiamava ancora Golf, ne aveva totalizzati in due anni).